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La CO2 viene riconosciuta dal corpo come elemento naturale, in quanto prodotta e smaltita continuamente dall’organismo. Inoculare CO2 non comporta rischi, stimola invece una reazione naturale di aumento circolatorio, volto all’eliminazione dell’eccesso di CO2 presente nei tessuti (causato volontariamente con il trattamento). Questo aumento porta con se una maggiore ossigenazione dei tessuti e una ritrovata funzionalità circolatoria che permette il ripristino delle attività tessutali e fisiologiche stimolate con il trattamento.
Assolutamente no, induce ossigenazione endogena.
L’apparecchiatura viene collegata ad una bombola di CO2 medicale, dotata di tutti i necessari sistemi di sicurezza e di regolazione del gas. La bombola viene successivamente collegata ad un riduttore di pressione in modo da giungere al paziente ad una pressione fisiologicamente accettabile.
Il trattamento dura pochi minuti, il tempo necessario per inoculare una quantità sufficiente di gas nei tessuti, è indolore e non necessita di tempi di recupero. Il numero di sedute solitamente si aggira intorno alle 10 con cadenza settimanale o bisettimanale.
Il trattamento di carbossiterapia prevede l’inoculazione di anidride carbonica sottocute tramite piccoli aghi. Non viene iniettato né veicolato nient’altro. La sola azione della CO2 è sufficiente ad innescare nel tessuto e a livello circolatorio dei processi di recupero che portano alla cura di diverse patologie che interessano i più diversi ambiti (dall’insufficienza venosa alla riduzione di adiposità localizzata e rughe evidenti). Tutto questo avviene grazie alla profonda ossigenazione dei tessuti e al ripristino circolatorio, innescati da un improvviso aumento di CO2.
L’apparecchiatura in quanto dispositivo medicale che sfrutta l’azione di un gas, ha delle (seppur minime) controindicazioni che devono essere tassativamente rispettate onde evitare possibili effetti collaterali. Esse sono comunque indicate in modo chiaro nei protocolli applicativi per dare la possibilità all’operatore in fase di anamnesi di riconoscere eventuali impedimenti al trattamento e proporre soluzioni alternative come ad esempio utilizzo di altre tecniche complementari. Uniche controindicazioni assolute sono: enfisema polmonare, BPCO, gravidanza e allattamento.
L’apparecchiatura è dotata di diversi programmi preimpostati che permettono in modo molto semplice di variare i parametri (volume, quantità e temperatura) in uscita del gas per ottimizzare il trattamento in termini di sopportabilità ed efficacia. Un dettagliato protocollo di lavoro associa ad una determinata patologia il programma ottimale da utilizzare in quanto il dosaggio della temperatura del gas è fondamentale per ridurre la dolorabilità del trattamento.
L’apparecchiatura è assolutamente intuitiva e semplice da impostare ed è provvista di un sistema di sicurezza che non permette l’erogazione del gas fin quando questo non abbia raggiunto la temperatura desiderata e di un sistema di pulizia dei filtri e degli accessori che impedisce che qualunque altro elemento possa erroneamente essere veicolato con la CO2.
L’apparecchiatura è corredata di una borsa predisposta specificatamente per consentirne un facile trasporto anche tra diverse strutture.
Assolutamente no.
È assolutamente necessario rispettare tutte le normative igieniche relative al cambio di aghi e materiali di consumo e impostare le operazioni di pulizia che l’apparecchiatura è predisposta ad effettuare.
Nell’immediato post trattamento è possibile vedere una reazione relativa alla ossigenazione dei tessuti e al forte stimolo circolatorio indotto. Per vedere però un importante cambiamento strutturale è necessario attendere qualche seduta. È inoltre molto importante completare il ciclo di trattamenti eseguendo il numero di sedute consigliate, per garantire la stabilità e la durata dei risultati ottenuti.
La CO2 penetra in sede intradermica o sottocutanea, in relazione all’inclinazione dell’ago.
Può sottoporsi al trattamento chiunque sia esente dalle controindicazioni indicate nei protocolli di lavoro e che corrisponda al profilo terapeutico, senza distinzioni di sesso o età.
La carbossiterapia rappresenta un ottimo complemento alla mesoterapia perché ne potenzia gli effetti. Può però anche costituire una valida alternativa, proprio per le sue azioni (sulla circolazione, sulla pelle e sugli adipociti), nonchè per i pazienti agofobici, in quanto la metodica prevede pochi punti di inoculo.
Si consiglia di eseguire il trattamento di carbossiterapia dopo almeno 2 settimane dal botox e 1 mese dal filler. La sinergia tra le due metodiche non è assolutamente controindicata, si consiglia però di eseguire l’iniezione di filler o botulino, dopo aver effettuato il trattamento di carbossiterapia; nel caso del botulino, se la carbossiterapia, che provoca una vasodilatazione, viene eseguita nei primi giorni dopo l’inoculo della tossina, potrebbe favorirne la migrazione, con possibile coinvolgimento di muscoli che invece normalmente non sono coinvolti nel trattamento. Inoltre, essendo un efficace trattamento anti age, il quantitativo necessario di sostanze iniettabili sarà inferiore e comporterà quindi anche un notevole vantaggio per medico e paziente.
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